un certain regard · tiziana musi

Guardare le opere di Edith Urban ha significato per me cercare nella poesia unapossibile chiave interpretativa della sua visione emotiva. E’ certamente inerente alla poetica di Edith lavorare su questo doppio registro tra parola e immagine, poesia e pittura. E anche il titolo ...All at once I was looking at a stranger (all’improvviso mi sono sentita un’estranea) tratto da un’opera di Siri Hustevedt (Minnesota, 1955) A Plea for eros, (Una preghiera per Eros) induce a riflettere sulle assonanze tra parola (sia essa poesia o romanzo) e immagine visiva. Siri Hustvedt è una scrittrice e poetessa americana e il libro citato è una raccolta di racconti dove la scrittrice pesca nei suoi ricordi , amori, passioni. La traccia autobiografica si riversa sulla pittura dove Edith lascia che la materia pittorica in parte si espanda come nelle due grandi tele e in parte vada a raggrumarsi lasciando spazi vuoti per consentire l’affioramento della parola nelle tavole più piccole. Nelle sue opere distinguiamo quindi grandi pagine pittoriche dove segni impercettibili del pocoe del niente scrivono un alfabeto segreto di punti e linee e poi piccoli fogli (continuando ad usare una metafora letteraria) nei quali la superficie è divisa in due: da una parte la parola scritta, come un veicolo e rimando della propria interiorità,(salverò la delicatezza mia, ladelicatezza del poco) dall’altra una matericità più dura, spessa, una sorte di ferita sulla superficie dove il gesto pittorico è rallentato da una sovrapposizione continua di strati che sembrano voler catturare con improvvisa repentinità energie cosmiche. L’artista traduce quel senso di misterioso estraniamento enunciato nelle parole della scrittrice americana proprio attraverso questo continuo divagare tra vuoto e pieno della superficie, tra materia e assenza.

Tiziana Musi

 

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